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Formicola esplorata con Formica, artista di natura e guida d’eccezione6 min read

28 Gennaio 2018 6 minuti di lettura

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Formicola esplorata con Formica, artista di natura e guida d’eccezione6 min read

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Quando abbiamo letto che Formica, fondatore della GeoArte ha preso ispirazione per il suo alias dal suo luogo del cuore, Formicola, è sorto come un sole un piccolo sorriso sul nostro volto. Succede che finiamo sempre tutti a somigliare ai luoghi in cui abita il nostro cuore. C’è una connessione tra la terra solcata dai nostri avi e il modo in cui parliamo, ci comportiamo e addirittura siamo fatti fisicamente. Una connessione che non si crea in un dato momento ma viene riscoperta. Quando succede iniziamo a somigliare sempre di più alle nostre terre, a quelle che danno vita ai frutti che mangiamo e che diventano parte di noi. 

La più importante fonte di ispirazione per questo artista però arriva nel 1972, anno cruciale in cui viene pubblicato da Donella H. Meadows il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al MIT di Boston dal Club di Roma, un’organizzazione non-profit formata da scienziati, economisti, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali, capi di stato e figure di spicco da tutti e cinque i continenti. 

Alla scoperta di Formicola

Formicola è un luogo speciale per noi. Rappresenta una piccola tappa molto importante del nostro percorso. Uno dei primi luoghi dell’alto casertano nei quali siamo tornati con la consapevolezza di voler raccontare e valorizzare questo territorio unico. In particolare il primo luogo nel quale siamo tornati accompagnati da una guida d’eccezione. Conoscere un luogo è una cosa ben diversa dal conoscerne i segreti. E vivere un territorio non vuol dire solo avere lì la residenza. Vivere un territorio vuol dire sentirsene davvero parte, conoscerne e apprezzarne i lati nascosti, i tesori, le risorse ed essere se stessi una risorsa per la crescita della sua ricchezza.

Puoi vivere territorio anche in un solo giorno, una settimana o un mese, comprendendone lo spirito, valorizzandone le bellezze con gesti di rispetto e godendo in maniera sinergica delle sue risorse, diventando anche solo per un giorno tu stesso risorsa per quel territorio. Formicola è un luogo molto piccolo cullato dai boschi e dai monti Trebulani a cui appartiene. Circondata da una natura perfettamente variegata, offre esperienze intense a tutti, dagli amanti dell’adrenalina a quelli delle piacevoli scampagnate in natura che possono esplorare le diverse località tra cui Le Campole, Tamale, Fontana delle Vrecce e Santa Maria del Castello.

Alla scoperta di Formica

Formicola era uno di quei luoghi in cui ci siamo trovati a passare più di una volta, sfiorandone i tesori senza nemmeno farci caso. Fortunatamente questa volta ci siamo tornati con una guida davvero d’eccezione, Gennaro di Giovannantonio in arte Formica. Ci accoglie nel suo studio, un luogo che sembra una diretta estensione della sua persona. Non si capisce dove finisca lui e dove inizi l’ambiente, interamente ricoperto di cimeli, pezzi d’arte, fotografie, articoli interessantissimi e mille dettagli tra i quali i nostri occhi all’istante iniziano una danza atavica. Belle vibrazioni. Si racconta da subito senza filtri, guidandoci all’interno del suo mondo e della sua arte fatte di una natura post-moderna e incredibilmente re-immaginata. Ci racconta di case ipogee, capanne, utensili, anfiteatri, terme, sorgenti e ne parla come se stesse parlando di se. Gennaro è tutt’uno con la storia di questo territorio, con questa terra di cui si fa voce curiosa.

Dopo un vero e proprio tuffo nel mondo caleidoscopico del suo studio, ci mettiamo tutti insieme in auto e puntiamo verso i monti Trebulani. Vuole farci vedere qualcosa di speciale, vuole farcelo vedere perché mostrarci quei luoghi è essenziale per farci comprendere a pieno lui chi è. Se dovessimo descriverlo diremmo che ha i capelli corti ma non troppo, bianchi, fisico asciutto, un sorriso soddisfatto e uno sguardo intelligente pieno di curiosità. Poi continueremo dicendo che i suoi boschi sono rigogliosi, le creste dei monti alte con grandi vallate brulle. Insomma, sarebbe impossibile scindere l’uomo dal territorio, Formica da Formicola. 

GeoArte, tra arte e natura a Formicola

In auto ci parla della GeoArte, un’ellisse che pone come uno dei suoi fuochi l’uomo e come altro fuoco la natura intesa nella sua accezione più pura. GeoArte è un modo di creare e fare cultura in totale sintonia con i ritmi, i colori, i profumi, le forme e le vibrazioni della natura. Lo studio degli ecosistemi e dei geo-tipi si erge ad arte fino a sfiorare una sfera meta-naturalistica in cui gli elementi sono immaginati in nuove forme attraverso un filtro simbiotico dell’uomo e artista il quale li restituisce senza processi di decontestualizzazione. Attualmente Il manifesto della GeoArte poggia le sue fondamenta sulla ricerca artistica, sullo studio dello spirito e dell’antropologia culturale del luogo.

Un inaspettato viaggio nel tempo

Solchiamo le strade sottili come capelli nel panorama dei Monti Trebulani. Trasportati da una sensazione di pace e benessere mentre Gennaro Di Giovannantonio continua a descriverci con entusiasmo quello che vediamo intorno a noi e soprattutto quello che ci aspetta una volta arrivati. Siamo diretti verso la località Le Campole, dove ci vuole far vedere qualcosa di veramente speciale. La porta megalitica con il muro a secco dell’antica Trebula Balliensis, nella zona nord della frazione Treglia di Pontelatone. Puoi leggere quest’altra pagina del nostro diario di bordo cliccando qui.

Poco dopo siamo sulla bocca di alcune neviere gigantesche. Venivano usate dai popoli antichi per lo stoccaggio e la conserva delle derrate alimentari più sensibili alle condizioni atmosferiche. Siamo sempre in località Le Campole. Oggi si distingue poco di queste opere monumentali per lo più fagocitate dalla natura selvaggia, come il silenzio naturale in cui cadiamo per qualche minuto. Viene interrotto da Gennaro che ci dice che lì vicino, precisamente alle pendici del Monte sant’Erasmo c’è un’importante cava risalente all’epoca romana. Promette di farcela vedere la prossima volta.

Un ultimo regalo

Prima di ripartire la nostra guida d’eccezione decide di farci un ultimo regalo con una vista panoramica mozzafiato da un massiccio del Monte Maggiore, sul versante di Pietramelara. Il tempo in questi luoghi del cuore sembra scorrere in maniera distorta. Tutto è sospeso e il tempo sembra rallentare fino quasi a fermarsi. Però in men che non si dica è già ora di ripartire. Come una delle prime esperienze ci ha decisamente colpito. Mentre torniamo verso lo studio di Gennaro si parla di osci, di sanniti e di popoli antichi come se si stesse parlando dei nostri genitori. Si parla del fatto che abbiamo toccato con le nostre mani ciò che quei popoli hanno costruito con le loro. Di nuovo belle vibrazioni.

Abitare un territorio è vivere di connessioni

Lasciamo Gennaro nel suo studio con la promessa di vederci di nuovo presto e di scoprire tutti gli altri tesori che purtroppo è riuscito a mostrarci solo in foto per ora. Tornando a casa abbiamo qualcosa in più dentro, come se fosse un souvenir intangibile. Siamo più ricchi pur senza essere più pesanti. Abbiamo imparato qualcosa di prezioso, cioè il valore delle connessioni. La connessione tra un uomo e la sua terra, tra noi e i popoli antichi del passato, tra l’arte e lo studio ma soprattutto tra l’urbano e il rurale.

Abitare una città vuol dire abitarne tutto il territorio e finché non lo si scopre con i propri occhi, non ci si accorge di quanto si è da sempre incredibilmente ricchi. C’è solo una cosa che è stato difficile trovare in questa avventura: un forno aperto di domenica a ora di pranzo tornando verso Caserta centro. Non avete idea che fame possa mettere un’esperienza del genere. Mentre discutiamo della prossima avventura di cui scrivere seduti sulle panche di un caseificio mangiando mozzarella deliziosa a mani nude, capiamo che una cosa è certa, parlerà di prodotti gastronomici. 

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